In provincia di Verona è rimasto in vigore per circa dieci anni un assurdo provvedimento che vietava al cittadino di essere proprietario di più di un cane. Un provvedimento per fortuna unico nel suo genere e che soprattutto il tribunale amministrativo ha finalmente deciso di eliminare, in quanto contrario alla normativa nazionale, oltre che al comune buon senso.
A proporre il ricorso contro la norma era stata la signora Marzia Vecchini, cittadina di Sanguinetto, a cui il Comune aveva ordinato nel 1998, in nome del suddetto provvedimento, di tenere un solo cane nella propria abitazione. La donna aveva immediatemente fatto ricorso al tribunale amministrativo regionale, facendosi sostenere da un’avvocatessa veneziana, militante convinta nel campo dei diritti degli animali. Al tempo la notizia aveva fatto scalpore e tv e giornali si recavano quotidianamente nel paesino veneto per saperne di più.
“Avevo la casa piena di giornalisti – ricorda la donna – ma dopo tutto questo tempo pensavo che la questione fosse ormai chiusa. Non mi aspettavo certo una sentenza”. Ma la speranza, alle volte, è l’ultima a morire e dopo dieci anni di giacenza nella cancelleria del Tar, il ricorso è arrivato in decisione e l’esito è stato scontato.
“Il richiamato articolo 45 contrasta con la tutela degli animali di affezione di cui all’invocata legge 281/1991”, sentenziano i giudici della terza sezione, riferendosi alla legge quadro sugli animali domestici e sulla prevenzione del randagismo. A guardar bene la sentenza del Tar presenta aspetti che destano qualche perplessità, visto che del divieto non si critica in toto il contenuto, ma il fatto che sia “assolutamente generalizzato e incondizionato, senza distinguere situazioni oggettivamente diverse, quali, ad esempio, la taglia di detti animali o le dimensioni delle abitazioni, la disponibilità di cortili”: come a dire che in alcune particolari condizioni il divieto potrebbe essere giustificato.
“Purtroppo i piccoli Comuni spesso si fanno intimorire dalle proteste di un vicino di casa e creano ordinanze assurde come questa”, commenta l’avvocato Caburazzi. “Era una vecchia norma – ribatte il sindaco di allora, Renzo Lanza – che risaliva alla seconda guerra mondiale. In tempi difficili, si voleva evitare che i paesani dovessero sfamare troppi animali domestici. Quando scoppiò il caso convocai subito il consiglio comunale e togliemmo il divieto”. Sarà stata anche una norma nata in un particolare momento storico, fatto sta che un vicino litigioso non ha esitato a servirsene per danneggiare la donna proprietaria dei due cani.