Apprendiamo da Corriere Animali che al passo del Tarvisio il nucleo operativo del Corpo forestale dello Stato ha intercettato un’auto carica di cuccioli stivati nel bagagliaio in condizioni a dir poco precarie. Senza lo spazio per respirare, circa quaranta cuccioli, di diverse razze, sono stati lasciati per ore chiusi in piccole gabbie accatastate, lasciati senza né acqua né cibo, immobili in mezzo ai loro escrementi.
Ovviamente nessuno di loro aveva il microchip di riconoscimento né la documentazione sanitaria, che dovrebbe sempre accompagnare i cuccioli nei loro spostamenti. I quattro uomini che guidavano il veicolo per introdurre i cuccioli nel nostro paese sono stati denunciati dagli agenti: l’accusa è di maltrattamento, detenzione di animali in condizioni incompatibili e falso ideologico.
Il sequestro al Tarvisio, avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 dicembre, fa parte di un’operazione ben più vasta, volta a combattere i traffici illegali nelle zone di confine. Al momento i controlli hanno permesso di intercettare un centinaio di cuccioli che viaggiavano verso l’Italia dalla Polonia e dalla Slovacchia.
Quel che i controlli mettono in evidenza è che il fenomeno della tratta di cuccioli è dilagante e in preoccupante aumento. “Il traffico illegale di cuccioli di cane – sottolinea in una nota l’Ispettorato generale del Corpo Forestale – è un fenomeno originato in gran parte nell’Est Europa che sta acquisendo dimensioni preoccupanti e che tende a crescere con l’approssimarsi del periodo natalizio e proprio per questo sono stati intensificati i controlli alle frontiere da parte del personale del Corpo forestale dello Stato”.
Sappiamo bene che molte famiglie considerano il cuccioli, di cane o di gatto, un possibile regalo di Natale per i bambini. I costi competitivi del mercato illegale, nel quale è possibile acquistare animali, teoricamente di razza, alla metà del costo ufficiale, sono una tentazione fortissima; ecco allora che l’importazione clandestina cresce e a pagarne le conseguenze sono i poveri cuccioli, che, tenuti in condizioni igieniche e di salute del tutto inaccettabili, sono esposti a malattie e problemi fisici di ogni genere. La mancanza della documentazione sanitaria dovrebbe essere uno dei principali campanelli d’allarme.
Enpa e Lav cercano da tempo di portare l’attenzione su questo fenomeno gravissimo e sollecitano il Parlamento a velocizzare le procedure per l’approvazione del disegno di legge, già passato alla Camera, per la tutela degli animali. Il traffico dei cuccioli coinvolge ogni anno migliaia di cani e gatti, provenienti dai Paesi dell’Est, in particolare da Ungheria, Slovacchia, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, importati in modo illegale quanto disumano, falsificando i documenti, senza il regolare microchip, precocemente strappati alle cure delle loro madri costrette a continue gravidanze, sottoposti a infernali viaggi e imbottiti di farmaci per farli sembrare sani all’acquirente. Secondo le stime dell’associazione, questo traffico si regge su un giro d’affari annuo che si aggira attorno ai 300 milioni di euro.