Ieri mattina sono stati liberati sulle Pale di S.Martino alcuni esemplari di stambecco provenienti dalla zona del bellunese, per ripopolare quella colonia nei pressi di Malga Cavallera, nel comune di Gosaldo; la colonia era stata decimata nell’ultimo periodo dalla rogna sarcoptica.
Gli animali sono stati catturati lunedì da una squadra speciale composta da uomini della polizia provinciale di Belluno, del Corpo Forestale dello Stato, del personale del Parco di Paneveggio e del servizio faunistico della Provincia di Trento; dopo essere stati addormentati, gli stambecchi sono stati trasportati in elicottero fino al sito della colonia e, prima del rilascio, il personale medico si è occupato di visitarli, far loro dei prelievi e marchiarli per il riconoscimento.
“Significativo – ha dichiarato il direttore del Parco trentino Ettore Sartori -, l’aspetto trasfrontaliero, perché gli animali non vedono i confini messi dall’uomo e questa sinergia è nello spirito del riconoscimento Unesco. Dopo la rogna la nostra colonia era arrivata a numeri di non ritorno, vogliamo evitare che sparisca. Gli stambecchi sono importanti in una zona turistica”.
Molto buona è stata la risposta all’operazione da parte delle riserve e degli enti coinvolti, tanto da garantire la possibilità di ripetere operazioni simili anche in futuro, per il benessere e la prosperità delle varie colonie presenti nella zona: “In questa vicenda – ha precisato nei giorni scorsi l’assessore provinciale bellunese Silver De Zolt – abbiamo coinvolto anche le riserve di caccia, che daranno la loro collaborazione osservando e controllando il comportamento dei nuovi stambecchi“; “Gli stambecchi – ha precisato De Zolt – sono animali importanti delle zone alpine, molto belli e visibili da parte di chi va in montagna. Vogliamo mescolare le colonie per rinforzarle”.
La popolazione della colonia in questione, creata nel 2000, era arrivata nel 2007 a circa 60 esemplari, ma i suoi numeri erano scesi poi drasticamente a una ventina a causa della rogna; nella zona delle Marmarole invece gli animali sono presenti dagli anni sessanta, e i loro numeri si attestavano intorno ai 200 esemplari: viste le numerose affinità delle due aree, si è scelto di attuare il trasferimento fra le due colonie, per garantire un passaggio non traumatico e allo stesso tempo rafforzare la presenza degli animali sul territorio; l’obiettivo dell’operazione è quello di trasferire circa venti esemplari in due anni, ovviamente in base all’esito che questa prima fase produrrà.
La zona in questione non è l’unica ad essere monitorata, con lo scopo di garantire un migliore sviluppo alle colonie presenti e una crescita organica dei numeri degli esemplari, in modo che non si incorra in rischi per la specie in specifiche aree: altre operazioni simili erano già state effettuate e si ripeteranno ancora anche nella zona del Parco d’Ampezzo e del Friuli.