Passa le sue giornate spostandosi flemmaticamente da una stanza all’altra, dormendo su ogni poltrona o divano di casa: è il gatto persiano, inconfondibile per il suo pelo lungo e il muso schiacciato che gli conferiscono un vero fare regale. E di fatti, questo gatto è, a partire dall’epoca vittoriana, tra i preferiti di nobili e regnanti: sappiamo, ad esempio, che la regina Vittoria ne possedeva bellissimi esemplari di colore blu.
Il mantello del gatto persiano
La varierà di colore del suo manto è una delle caratteristiche del gatto persiano: ne esistono circa duecento combinazioni: fra le più diffuse, quelle a “colori solidi” (bianco, nero, blu, chocolate, lilac, rosso e crema), ma presenti anche del tipo “tortie”, tonalità a squama di tartaruga.
Le origini del gatto persiano
Originario dell’Asia Minore, i primi esemplari di persiano furono portati in Europa nel 1626 da Pietro Della Valle. Alla razza fu dato il nome di “gatto d’angora” o anche, stranamente, “gatto francese”. Quando poi, successivamente, dall’Iran venne importata una varietà di gatti più piccoli e tarchiati e col pelo lungo, venne creata la razza persiana.
Il carattere del gatto persiano
Dotati di carattere docile e pacifico, i gatti persiani sono molto affettuosi e particolarmente adatti alla compagnia, ma richiedono molta cura:il loro lungo pelo andrebbe spazzolato tutti i giorni e i loro occhi puliti regolarmente per via della copiosa lacrimazione causata dalla conformazione del loro particolare naso infossato che non permette lo scarico del muco.
Oltre al persiano “classico” esistono altre due varianti di questo tipo di gatto: l’himalayano, dalla colorazione “pointed” (simile al siamese) e l’exotic shorthair dal pelo corto, ma con le stesse caratteristiche e colorazioni ed un carattere più vivace. (B.P.)
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