Decima puntata della rubrica “Mission possible: Bibì – Le avventure di una cagnolina prodigio”: questa volta Rosy e Bibì ci raccontano come hanno passato insieme la ricorrenza di San Valentino!
Ciao dalla vostra bau amica Bibì.
In occasione della celebrazione di San Valentino io e la mia compagna umana Rosy ci siamo scambiate il regalino e ci siamo ripromesse amore, cure e attenzione per tutta la vita.
Rosy, la sera di questa magica festa mi ha fatto salire sopra le sue ginocchia, e mentre sgranocchiavo un biscottino a forma di cuore cucinato da lei e fatto apposta per me, mi ha raccontato una favola molto bella; eccola.
C’era una volta una principessina, elegante e piena di tanti giochi. All’apparenza, non gli mancava niente di materiale. Era contornata da oggetti costosi e di lusso. Suo papà era un re e abitavano dentro uno splendido castello costruito sulla riva di un ruscello. Avevano la servitù per esaudire qualsiasi capriccio volevano. Proprio per questo, era molto invidiata da tutte le sue compagne di scuola. La principessina si chiamava Stellina. La sua mamma, volata in cielo poco dopo il suo ingresso in vita, gli aveva messo questo nome per il luccichìo dei suoi occhi appena nata. Ma quell’intenso bagliore prese a spegnersi lentamente ogni volta che suo papà la ricopriva di regali per vederla felice.
Stellina non aveva amiche perché, gli dicevano, avrebbero sottratto con gli inganni tutti i suoi averi. Gli impedivano di avventurarsi in giardino a rincorrere liberamente le farfalline, trovare con meraviglia le coccinelle, cercare con entusiasmo i fortunati quadrifogli, perché c’era il pericolo di essere punta da api e calabroni. Niente contatto con la natura. Niente corse a perdifiato con gli altri bambini. Una sera, la fanciulla si ammalò di una brutta, odiosa sindrome che colpisce umani e animali non compresi e lasciati soli a se stessi. A turno provarono, giorno dopo giorno, a miscelare infusi e decotti per farla star meglio. Ma, niente da fare. Allora, si passò bollire tisane, sciroppi e pozioni magiche. Ma, l’incantesimo, non si ruppe. Solo in un miracolo si poteva sperare. Stellina non mangiava più niente. Il suo sguardo si posava, sempre più spesso, immobile sul soffitto.
Una mattina d’inverno, il quattordici febbraio, passò lì per caso una trovatella. Una cucciola bastardina dal pelo tutto bianco con una macchiolina nera sul musetto. Era stremata dal freddo e indebolita dalla fame. I suoi padroni la avevano abbandonata perché camminava con una zampina storta. Non aveva più forze per lottare e così, mentre si trovava a passare a fianco al castello, la cucciola emise un latrato disperato. Stella si sveglio di colpo e decise di andarne alla ricerca, incuriosita da quello strano richiamo. Non era un caso, ma un chiaro segno del destino.
Il loro fu un incontro magico. Stella le volle subito bene e, anche se aveva sette anni, era forte e consapevole che non l’avrebbe mai più lasciata piangere in quel modo. Sapeva, per esperienza, quanto era brutto il mondo della solitudine. Se ne prese cura per sempre, guarendo e crescendoci affettuosamente insieme. Stella ritrovo da quel dì il caldo sorriso e la voglia di vivere. Questa volta una vita meravigliosa con la sua amata e inseparabile amichetta a quattro zampe, che decise poi di chiamare Luna come il misterioso pianeta che ammirava tutte le sere, e al quale chiedeva, ripetutamente, di realizzare il suo più gran desiderio. Quel desiderio è divenuto realtà.
Penso a tutti quei cani come me che sono stati fortunati a trovare le cure amorevoli di un padrone. Un amore sincero, disinteressato, gratuito ma penso anche, e soprattutto, a quelli rimasti in qualche modo orfani. Anche io voglio esprimere un desiderio. Vorrei tanto che i canili non esistessero più, e vorrei che gli umani capissero che siamo stati creati come angeli custodi con la coda per renderli più buoni e migliori.
Bau notte da Bibì
Rosita Giuliani
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