Quali sono state le origini del gatto e che diffusione geografica hanno avuto i felini? Ecco una panoramica sulla storia degli amici a quattro zampe dell’uomo
I felini, che si tratti di leoni o gatti, condividono gli stessi antenati, che sono vissuti milioni di anni fa. Nonostante non esistano molti fossili di felini preistorici, gli scienziati sono riusciti a raccogliere prove sufficienti per ricostruire i principali eventi delle origini del gatto. Ecco quindi una panoramica che ripercorre la storia dei felini a partire da 50 milioni di anni fa fino a oggi.
Le origini del gatto, il periodo preistorico
Sulla Terra 50 milioni di anni fa è esistito un animale selvatico con il corpo allungato e le zampe corte: è stato chiamato dagli scienziati “Miacis”, e rappresenta l’antenato del gatto, dell’orso e del cane. Circa 30 milioni di anni fa poi, questo animale si è evoluto, e, per la specie dei gatti, si è sviluppato il “proailurus”, il primo vero gatto che si è evoluto da insettivoro ad arboricolo. L’habitat del gatto di 30 milioni di anni fa è stata l’Europa Occidentale. Successivamente i felini hanno cominciato a suddividersi nei cinque generi differenti che oggi conosciamo, ovvero:
- “Neofelis”, il leopardo nebuloso;
- “Lynx”, la lince e la lince rossa;
- “Panthera”, la tigre, il leone, il leopardo e il giaguaro;
- “Acinonyx”, il ghepardo;
- “Felis”, il gatto selvatico europeo, il gatto selvatico africano, il gatto di Pallas e il gatto domestico.
Da questa distinzione si è poi ulteriormente sviluppato il ceppo dei gatti, dando origine a un felino chiamato “Dinictis”, che può essere identificato come un gatto molto simile a quello moderno, con però delle proporzioni più grandi e una dentatura molto forte.
Continuando l’analisi sulle origini del gatto, circa 10 mila anni fa nella mezzaluna fertile del Medio Oriente hanno cominciato a svilupparsi i primi insediamenti dove l’uomo si dedicava all’agricoltura: in questi villaggi venivano conservati semi e granaglie, che di conseguenza attiravano molto i topi. Questi ultimi, grazie alle scorte di cibo, hanno cominciato a moltiplicarsi. I primi gatti che si sono avvicinati a questi insediamenti, attirati appunto dai roditori, hanno rischiato l’incontro con l’uomo pur di cacciare i topi: si sono per questo motivo dimostrati molto utili per la razza umana, che li ha incoraggiati a rimanere.
Dagli Egizi a oggi, come si è evoluto l’habitat del gatto
Ma alle origini del gatto il periodo per i felini più fertile e propizio è stato quello dell’Antico Egitto. Gli antichi egizi infatti, circa 4 mila anni fa, hanno cominciato a tenere i gatti per proteggere i propri raccolti. Anche per questo motivo i felini hanno assunto un ruolo molto importante nella religione e cultura dell’epoca. Gli egizi infatti veneravano i gatti come divinità: essi infatti erano convinti che alcune divinità assumessero le sembianze dei felini e i grandi sacerdoti dal comportamento del gatto erano in grado di trarre messaggi divini. Gli antichi egizi poi, si impegnavano affinchè le altre popolazioni non acquisissero i loro esemplari. Quando però i mercanti si sono accorti della loro utilità nel cacciare i topi, hanno deciso di portarli di nascosto lungo il Nilo, in direzione della costa. Da qui i mercanti greci e fenici hanno trasportato i gatti sulle loro navi fino in Europa e Medio Oriente.
I Greci riuscirono a far conoscere i gatti ai Romani, i Galli e i Britanni. Attraverso gli scambi commerciali, la specie riuscì a raggiungere anche l’Asia: in Giappone, in particolare, il gatto è stato molto apprezzato per la sua bellezza, e considerato un simbolo di pace e fortuna. Gli Arabi dal canto loro, sono stati per le origini del gatto un popolo importante, in quanto trattavano i felini con estrema stima e rispetto. Un periodo drammatico invece per i felini fu il Medioevo: nel contesto medievale, la Chiesa cristiana considerava i gatti come malefici, e autorizzò persecuzioni di massa dei mici. Di conseguenza, i topi aumentarono a dismisura, contribuendo alla diffusione di epidemie che uccisero un quarto della popolazione dell’Europa medievale.
A partire dal 1800 i gatti sono tornati in auge e si sono diffusi anche in altri parti del mondo: le origini del gatto Blu di Russia, ad esempio, risalgono proprio a questo periodo, quando la presenza di questo felino è stata riscontrata nella Russia settentrionale, e, in particolare, nel porto di Arcangelo, dove arrivavano le navi da ogni parte del mondo. Quando poi l’uomo ha scoperto altri modi per tenere i parassiti lontani dal cibo, i mici sono passati dall’essere animali da lavoro ad animali da compagnia. La loro regalità e bellezza viene apprezzata a tal punto che a Londra, nel 1871, cominciano le prime esposizioni feline. Negli anni Novanta poi, il gatto diventa l’animale domestico più diffuso in assoluto in Europa.
Qual è l’origine della parola micio?
Una volta approfondite quelle che sono state le origini del gatto a livello storico e geografico, può nascere spontaneo interrogarsi su quale sia invece la provenienza della parola micio. Ecco un utile approfondimento…
Immagine di copertina: Shutterstock
Approfondimento: Purina One