La notizia del giorno, di cui si sta parlando moltissimo e sta invandendo il web, è atroce e piuttosto sconcertante: Secondo una ricerca dell’associazione animalista Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente)la leggenda che narra che in alcune zone d’Italia si mangino i gatti non è poi così una leggenda, è più che altro un fatto.
A quanto pare, in barba al divieto di uccisione degli animali da affezione, l’uccisione dei gatti per scopi culinari è una realtà piuttosto diffusa ancora oggi nel nostro paese, radicata in determinate zone dell’Italia del Nord, soprattutto Veneto e Lombardia ma anche in alcune zone di Piemonte ed Emilia Romagna.
Nel 2011, secondo le stime dell’Aidaa sono stati uccisi tra i 6.000 e i 7.000 gatti per scopi alimentari, il 10% di tutti i gatti scomparsi e abbandonati nel corso dell’anno, cucinati prevalentemente in umido e serviti con la polenta, spesso in sostituzione del coniglio.
Il dato non si discosta molto da quelli degli anni precedenti. Non solo al Nord esiste questo fenomeno, anche se in minor parte anche nel resto d’Italia non mancano le segnalazioni, come per esempio quelle provenienti dalla zona del litorale romano dove è stata segnalata a più riprese la scomparsa dei gatti dalle colonie, vengono anche spesso segnalati cacciatori in cerca di gatti da impallinare.
Non mancano ovviamente anche segnalazioni davvero incredibili da credere ma che sono comunque state accertate, per esempio una signora in provincia di Milano in diversi anni ha allevato a scopo di alimentazione oltre 600 gatti dandoli da mangiare ai suoi amici in succulenti pranzetti che avrebbero dovuto essere a base di coniglio.