Se la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta i propri animali, l’Europa corre il rischio di fare un balzo indietro di molti secoli. Così esordisce Valentina Coppola, Presidente del CODICI Ambiente citando una famosa frase di Gandhi ed in merito alla nuova direttiva europea sulla vivisezione. Il documento dovrebbe essere approvato dall’Europarlamento entro l’8 settembre 2010 e vi sono buone probabilità che il nuovo testo vada a sostituire le precedenti disposizioni, in vigore dal 1986.
La nuova normativa – spiega il CODICI (Centro per i Diritti del Cittadino) – lungi dall’essere una mediazione tra le necessità scientifiche ed il benessere animale, si presenta come un vero regalo alle lobby farmaceutiche e alle industrie della cosmesi. Il testo, in fatti, specifica che l’esperimento sulla stessa cavia si può ripetere più volte, se l’intensità è “moderata, e per moderate si intendono torture come l’isolamento forzato, il nuoto forzato o altri esercizi che portano anche alla morte degli animali”.
Ma non è finita, si potranno condurre esperimenti su animali randagi e domestici, cioè cani e gatti.
“Una vera beffa ai principi europei che, nel trattato di Lisbona, recitavano la promozione e la tutela del diritto degli animali a non subire sofferenze, in quanto esseri viventi capaci, come l’uomo, di provare dolore” – continua la Coppola – “gli animali sono esseri senzienti, ma possono essere torturati in nome del Dio Danaro. Perché è di questo che stiamo parlando visto che queste modifiche faranno un favore alle potenti industrie farmaceutiche.”
Di recente, proprio le Istituzioni europee avevano deciso di abolire, dal 2012, test sugli animali che, nel settore della cosmetica, provocano inutili sofferenze visto che le aziende del settore possono agevolmente sostituire tali metodiche con altre tecniche di sperimentazione altrettanto se non più sicure, ma certamente più onerose.
Il CODICI chiede che in questo frangente gli Europarlamentari siano reali portavoce del sentire dei cittadini europei che, in massa, hanno mostrato sdegno con un fiorire di petizioni e manifestazioni contrarie alla direttiva. Se questo non dovesse avvenire, lo studio legale dell’Associazione si incaricherà di impugnare la norma attuativa della Legge europea.