Il nostro linguaggio ha sempre utilizzato moltissimo il paragone con gli animali per esprimere atteggiamenti e comportamenti umani negativi. Nella maggior parte dei casi la ragione di questa consuetudine non va cercata nell’aspetto o nel comportamento dell’animale stesso: l’utilizzo del paragone con l’animale serve, infatti, come rafforzativo di caratteristiche negative che appartengono però solo ed esclusivamente all’uomo.
Esistono, da questo punto di vista, animali piu’ discriminati degli altri da parte del linguaggio umano? Sembra proprio di sì. Lo afferma un sondaggio realizzato da Aidaa, che ha sottoposto a mille persone una lista di sette animali e relativi epiteti a loro collegati, chiedendo di indicare i tre animali che si ritengono piu’ discriminati.
Il più bistrattato sembra essere l’asino, o somaro, cui vengono paragonate le persone (in particolare studenti) pigre e che non hanno voglia di imparare. Al secondo posto c’è la iena, presa dagli uomini come immagine della slealtà e del tradimento. Segue l’oca, diventata a tutti gli effetti, ma impropriamente, sinonimo di persona stupida. Seguono lo struzzo (persona vigliacca), il gufo (porta sfortuna), la pecora (per le persone che seguono la massa), il gatto e in particolare il gatto nero (traditore e portatore di sfortuna).
”L’obiettivo del sondaggio è quello di mettere in evidenza come troppo spesso quelli che dovrebbero sentirsi offesi sono gli animali – dice Lorenzo Croce presidente nazionale Aidaa – accostati in maniera assolutamente assurda a comportamenti negativi che sono propri degli umani. E’ chiaro che il nostro sondaggio ha una motivazione goliardica, ma cio’ non toglie che esiste un fondo di verita’”. Dobbiamo sempre ricordarci che i pregiudizi, così come molte supersizioni e false credenze, per quanto consolidati da secoli di abitudini linguistiche, sono del tutto infondati.