Nelle nostre città siamo abituati a vedere e vivere i parchi come luoghi da frequentare con i nostri animali domestici, prevalentemente cani, per goderci passeggiate all’aria aperta e giocare e divertirci insieme a loro: ma a ben guardare, possiamo scoprire che ultimamente la vita animale delle ville e dei parchi per cui sono famose le nostre città si è arricchita di altre specie, che spesso passano inosservate ad un’occhiata superficiale.
Questo è vero soprattutto in una città come Roma, che con i suoi quattordici parchi e riserve, più le sue numerosissime ville storiche, costituisce ormai un grande bacino di fauna molto variegata, e soprattutto “aliena” rispetto a quella presente in passato.
Recenti studi hanno infatti evidenziato come il patrimonio della biodiversità dei parchi e delle ville romane si sia arricchito di moltissime specie atipiche per il contesto naturale passato della capitale, spesso “infiltrate” dall’uomo: specie come lo scoiattolo rosso, l’istrice, il coniglio selvatico, la volpe, il tasso, costituiscono ormai l’altra faccia della natura di Roma, una natura che continua a dimostrarsi, sotto questo punto di vista, selvaggia. Ormai comuni sono diventati gli avvistamenti di pappagalli come i parrocchetti monaco e dal collare o, più recentemente, il parrocchetto alessandrino.
Un altro ingresso del tutto particolare, e sul quale si è pronunciata perfino l’Unione Europea, è uno specifico tipo di coleottero, l'”osmoderma eremita”, che ha trovato un suo habitat nel paroc di Villa Borghese, una particolare e rara varietà che vive prevalentemente all’interno dei tronchi del leccio; insieme al coleottero, a Roma possiamo trovare la particolare varietà di “granchi d’acqua dolce“, che hanno sviluppato un’evoluzione particolare nel complesso archeologico dei Mercati Traianei, dove sono rimasti per millenni isolati dalle altre varietà di fiume; oppure la “salamandrina dagli occhiali”, che ha trovato la sua casa a Tomba di Nerone, sulla Cassia.
Insomma, molteplici sono le specie, non originarie del territorio, e soprattutto non tipiche di ambienti urbani, che tuttavia hanno trovato rifugio in essi, soprattutto a Roma, rendendo i parchi e le ville urbane degli interessantissimi luoghi di studio per le biodiversità. Tutto questo deve ovviamente far riflettere, soprattutto perchè la maggior parte di questi “insediamenti” nasce dall’abbandono nell’ambiente, da parte degli esseri umani, di animali che spesso vengono acquistati come compagni di vita, e che per un motivo o per l’altro vengono ad un certo punto “scaricati” dai loro precedenti (e irresponsabili) padroni: perchè se è vero che molte di queste specie creano delle interessanti variazioni alla fauna locale e affascinanti occasioni di studio, in altri casi questi abbandoni scriteriati possono provocare, oltre a un danno agli animali stessi, che di certo non gioiscono nell’essere lasciati in un ambiente per loro sconosciuto, anche gravi danni all’ecosistema locale, molto delicato e basato su equilibri specifici e ben determinati.