cane randagioLa proposta di legge che decreta l’abbattimento dei randagi malati è stata bloccata. I cani vengono visti come una minaccia dalla Repubblica Romena e l’unico modo per risolvere il problema è ucciderli

In Romania per adesso i cani randagi non vengono giustiziati. Mercoledì scorso è stata discussa alla Camera dei Deputati la proposta di legge per la gestione dei cani randagi e i leader dei gruppi parlamentari hanno concluso che sarà la Commissione per l’Amministrazione Pubblica a dover ridiscutere la legge nelle prossime settimane e a prendere una decisione. Se avesse approvato il progetto, il Parlamento Romeno avrebbe consentito ai Sindaci di uccidere legalmente centinaia di migliaia di cani randagi.
Tutto ebbe inizio quando l’ex Presidente Ceauşescu decise di cambiare volto alle città, adottando una politica urbanistica moderna: gli anonimi palazzi, veri e propri blocchi condominiali sostituirono le tradizionali case in stile rurale dei contadini. Per legge, ai cittadini era proibito portare i propri cani con sé e inevitabilmente furono abbandonati. Questo provocò il randagismo e il fenomeno cominciò a diffondersi a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale. Nel 2001, per ordine del Presidente Traian Băsescu iniziarono i brutali accalappiamenti seguiti dalla crudele uccisione di almeno 150 cani al giorno.
Furono legali fino al 2008 quando il Parlamento approvò la legge 9/2008 che formalmente impediva la strage dei cani. Purtroppo questa legge non venne e non viene tuttora applicata. Giornalmente avvengono campagne di avvelenamento o catture di massa durante le quali i cani vengono trasferiti in canili lager dai quali nessuno esce vivo.

Maria Pezzillo

Redazione Petpassion.tv

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