Si intitola Cani dal cielo, Hundenovelle -storia di cani- nel titolo originale, il terzo romanzo scritto dall’autrice tedesca Marion Poschmann e pubblicato di recente in Italia per la Cairo Edizioni. Nata nel 1969 e originaria di Essen, la scrittrice, laureata in germanistica, filosofia e slavistica, e’ poetessa apprezzata e conosciuta nel suo paese. Ha esordito nella narrativa nel 2002 e il suo secondo romanzo, Schwarzweißroman (2005), e’ stato selezionato per il Deutscher Buchpreis.
Cani dal cielo e’ il racconto dell’incontro tra una giovane donna e un cane: un incontro inusuale, fuori dal tempo e in uno spazio ibrido tra immaginazione e realta’, ironia e melanconia. Una storia di cani appunto, ma che ben si presta ad evocare riflessioni piu’ ampie sul senso dell’esistenza.
“Il cane traverso’ la strada e trotterello’ verso di me agitando la coda. Si muoveva con grazia e misura, scodinzolava e lasciava intendere di conoscermi. Non sembrava un randagio. Piuttosto aveva un’aria selvatica. Gli lanciai una patatina, lui la lecco’ dal marciapiede senza ledere la propria dignità.”
Sono giorni di caldo canicolare, periferia di una citta’ tedesca. Terreni abbandonati, discariche, rade macchie boschive, edifici abbandonati. Una ragazza solitaria, schiva, abituata a fare i conti con se stessa e ora con il fantasma della madre morta da poco, si aggira nel paesaggio allucinato e desolato, quando, all’improvviso, al suo fianco sbuca un cane.
E’ nero, misterioso, elegante nella forma e nelle movenze. Non si lascia seminare, sceglie con determinazione la giovane donna come sua padrona, diventandone da quel momento l’ombra fedele e spesso minacciosa. Impone i suoi ritmi e i suoi bisogni animaleschi all’esistenza di lei, che va facendosi sempre piu’ rarefatta e cerebrale, quasi immateriale, dando luogo a un sottile conflitto, in cui si alternano attrazione e repulsa, coinvolgimento emotivo e rabbioso distacco.
Il linguaggio di Marion Poschmann sa abbinare magistralmente il registro dell’ironia a quello della lirica piu’ intensa e immaginifica, sa smontare l’idillio del paesaggio romantico rielaborando uno
scenario di assoluta modernita’, capace di rispecchiare con crudezza la disgregazione dell’habitat umano contemporaneo. Ma se un prato ai suoi occhi diventa una puntigliosa elencazione di termini botanici, se dagli scaffali dei supermercati incombono caterve minacciose di merci e le relazioni umane si riducono ai brevi sproloqui della vicina o a rare chiacchiere insulse, tra gli interstizi della realta’ ancora circola la linfa antica e vitale del mito, a un passo dalla desolazione spunta la poesia e dietro la vicinanza inspiegabile e improvvisa di un cane nero brilla in cielo la stella luminosa di Sirio.