Spesso le difficolta’ economiche o una situazione di particolare incertezza ed instabilita’ possono portare un nucleo familiare a disfarsi del proprio animale da compagnia. Siamo certi che la crisi nella quale il nostro paese galleggia ormai da diverso tempo e, ahinoi, senza ancora grandi prospettive di recupero, sia stata avvertita anche da quei poveri pet che, divenuti un costo troppo gravoso, hanno dovuto rinunciare al calore dell’affetto e dell’appartamento per finire in strada o in canile. Fortunatamente non tutti i proprietari di animali cercano di sbarazzarsi del proprio animale per far fronte alla crisi economica del momento. Anzi, gira voce che siano in crescita i casi di proprietari con vera e propria “dipendenza da pet”.

«Osserviamo sempre piu’ persone che vengono da noi con mille ansie riguardo al loro animale: faticano a lasciarlo anche solo per il tempo necessario alle visite o agli esami di controllo, si attaccano psicologicamente a lui e gli parlano come fosse il loro unico confidente e amico. Insomma, si crea una sorta di ‘transfert’ fra la persona e il quadrupede, con un rapporto distorto, molte volte causato dall’insicurezza della vita in questo periodo di difficolta’ economica». A parlarne è Daniele Corlazzoli, veterinario della Clinica Roma Sud, struttura alle porte della Capitale che accoglie ogni giorno circa 100 pazienti e i loro spesso problematici proprietari.

«Il senso di isolamento che caratterizza la vita di molte persone, acuito dai problemi economici porta i padroni dei cani a rivolgere ancora piu’ attenzioni del normale al loro animale, con atteggiamenti di forte e spesso immotivata preoccupazione. In molti casi, inoltre, questo non viene compreso dai parenti e dagli amici, che spingono la persona a chiudersi ancora di piu’ nel piccolo mondo che si e’ creata con l’amico a quattro zampe», aggiunge il medico.

«Noi veterinari diventiamo così dei “confessori” – sottolinea – trovandoci di fronte a clienti sconvolti per il malessere del cane. Ed e’ ancora peggio quando si devono prendere decisioni importanti. Abbiamo visto famiglie che si spaccano di fronte alla scelta di far operare o meno un animale. E molti ci dicono che sarebbe meglio decidere sulla loro pelle, sul loro destino – conclude Corlazzoli – piuttosto che su quelli del cane».

Non solo il senso di instabilita’ economica, che inevitabilmente degenera in senso di precarieta’ esistenziale, ma anche le difficolta’ di relazione e a creare legami affettivi solidi, sindrome molto diffusa nella nostra societa’, portano spesso a proiettare sul proprio pet aspettative, ansie e bisogni che non spetta a lui soddifare. Insomma, ben vengano le attenzioni, le cure, gli scambi di coccole e di affetto, ma attenzione a non utilizzare il proprio amico a quattro zampe per compensare le proprie personali carenze!
(G.M.)