Il gatto nero europeo è stato da sempre oggetto di maldicenze e superstizioni, ma in pochi sanno che non tutti i gatti neri sono davvero neri.
Le origini della razza europea sono molto antiche e risalgono all’epoca dei fenici, che portarono in Europa questi gatti a bordo delle loro navi.
Il gatto europeo ha dovuto sopportare lunghi periodi di malattie e pestilenze e la sua versione nera è stata oggetto di persecuzione per tutta la durata del Medioevo. All’epoca si pensava che il gatto nero europeo fosse messaggero del diavolo, credenza che oggi si è trasformata nell’idea che porti sfortuna, tanto che è stata addirittura istituita una festa del gatto nero, una giornata dedicata a questo animale per contrastare questa maldicenza.
A differenza di quanto si possa pensare, in realtà il gatto nero è un animale molto intelligente e socievole, assolutamente adatto alla vita in famiglia e in casa.
Tra l’altro, ad un’analisi più approfondita, si può verificare che non tutti i gatti neri sono davvero neri, perché l’apparenza, mai come in questo caso, può ingannare.
La genetica del manto nero
Il colore del pelo di un gatto dipende da alcuni fattori genetici, che ne attribuiscono delle caratteristiche invece che delle altre.
Il gene responsabile del colore nero appartiene al gruppo B (Grande B), mentre le sue varianti più chiare, come il marrone, dipendono dal gruppo b (Piccola b). Il Grande B prevale su tutti i geni del gruppo b, pertanto se due gatti si accoppiano e solo uno dei due è nero, è plausibile che la gran parte dei cuccioli nascerà di questo colore. È questo il motivo per cui i gatti neri sono così diffusi, a differenza di altre varianti di colore. Tuttavia, esiste un altro gene che sovrasta tutti gli altri, compreso quello del gruppo B, ed è il gene dello striato, motivo per cui tantissimi gatti hanno questa caratteristica.
Ciò significa che un gatto, per essere davvero nero e non striato nero, deve avere solo geni del Gruppo B e non geni dello striato, altrimenti non si può effettivamente definire un gatto nero. Ad un occhio non attento questa differenza potrebbe non essere subito evidente, ma un esperto potrebbe riconoscere facilmente un gatto davvero nero da un gatto con striature nere.
Oltre a ciò, a rendere un gatto non completamente nero ci pensano anche il sole e l’età: i gatti esposti ai raggi solari tenderanno col tempo a schiarirsi fino ad assumere riflessi rossastri, che poi tornano neri con l’arrivo dell’inverno; anche la vecchiaia tende a schiarire il manto nero dei gatto, esattamente come accade agli esseri umani, a cui compaiono i capelli bianchi.
Aspetto e carattere del gatto nero europeo
Proprio a causa delle peripezie che ha dovuto affrontare nei secoli, il gatto europeo ha sviluppato un forte istinto di sopravvivenza e un fisico resistente e muscoloso. Il pelo è folto ma corto, per cui non richiede una tolettatura frequente. La sua versione nera sembra sia la più addomesticabile e docile, proprio perché nei secoli ha dovuto conquistare il favore degli umani, più di quanto abbiano dovuto fare gli altri suoi simili; inoltre è stato dimostrato che i gatti neri sono più resistenti ad alcune malattie, grazie al loro corredo genetico. Eppure, nonostante tutti questi lati positivi, purtroppo il gatto nero europeo è ancora oggi vittima di superstizioni e credenze sbagliate, che limitano la loro diffusione all’interno degli appartamenti.
Cattarina, il gatto di Edgar Allan Poe
Lo scrittore americano Edgar Allan Poe è ricordato per i suoi racconti che immancabilmente affascinano intere generazioni di lettori. Ma fra i suoi tanti capolavori ce n’è uno che più di altri caratterizza la memoria della sua figura artistica: “Il gatto nero”. Un piccolo capolavoro in cui alcuni studiosi e commentatori di Poe rivedono la trasfigurazione del rapporto che egli aveva con la moglie e con la sua gatta, Cattarina, anche detta affettuosamente Kate.
Foto: Shutterstock
Approfondimento: Gourmet