Il filosofo Martin Heidegger scriveva in Essere e Tempo che l’uomo e’ se stesso in modo pienamente autentico solo nell’attimo in cui si confronta con la propria morte, la assume come la possibilita’ piu’ certa e inevitabile…
Filosofemi da cattedratico a parte, sembra che la capacita’ di pensare la propria morte, di riconoscerla come qualcosa che ci riguarda profondamente ed essenzialmente, sia una caratteristica che appartiene solo all’uomo. Gli animali soffrono per la morte dei propri simili, ma sembra che non abbiano coscienza che la stessa sorte tocchera’ anche a loro e tantomeno abbiano la facolta’ per comprendere cosa sia il suicidio.
Sono queste le conclusioni cui e’ giunto il celebre etologo Danilo Mainardi, riportate nelle pagine di Focus Extra, il cui ultimo numero e’ dedicato proprio al tema della morte.
«In molti animali, specialmente quelli evoluti e che hanno una vita sociale, c’e’ l’evidente consapevolezza della morte altrui, che spesso da’ luogo a sofferenza. Ho visto personalmente – dice l’esperto – due giovani gorilla soffrire in modo evidente per la morte del loro padre e capobranco». Tuttavia «cio’ che solo l’uomo riesce a fare e’ il ragionamento che se un essere uguale a me muore, allora prima o poi toccherà anche a me. Manca cioe’, negli animali, la coscienza della propria morte».
Non sono significativi per Mainardi quella serie di comportamenti, messi in atto da alcuni animali poco prima di morire, che hanno invece indotto altri studiosi a presumere anche negli animali una consapevolezza dell’imminente fine.
«Pensare che un animale sappia di essere prossimo alla morte e’ una nostra deduzione. Gli occhi tristi con cui gli animali domestici sembrano salutare il padrone di casa prima di morire possono essere solo il segno di una loro sofferenza fisica, capace di provocare paura e smarrimento. Mentre l’allontanamento che si osserva negli animali sociali dal branco di appartenenza potrebbe essere spiegato con la loro incapacita’ di restare nel gruppo, per la vecchiaia o la malattia». Secondo l’etologo, dunque, e’ anche improprio parlare di “suicidio” in relazione al mondo animale: «Se per suicidio intendiamo la volontà di morire – conclude Mainardi – allora direi che non esiste nessun caso noto negli animali».
Insomma, dando indirettamente ragione al filosofo tedesco, Danilo Mainardi esclude che gli animali, anche quelli da compagnia ai quali spesso attribuiamo atteggiamenti umanoidi, riescano a pensare la propria morte. Percepiscono senz’altro la fragilita’ estrema che si accompagna all’approssimarsi della fine, cosi’ come soffrono per la scomaparsa di un proprio simile, ma non sapranno mai che prima o poi gli tocchera’ la stessa sorte. Bhe’, tutto sommato buon per loro…no?
(G.M.)