E’ una notizia delle ultimissime ore e sta mobilitando tutto il mondo del volontariato laziale, e’ la notizia di una vera e propria imboscata in un rifugio di Cassino gestito da una famiglia amorevole e sostenuto dalla beneficenza e dalla buona volonta’ delle associazioni. I cani, che nel rifugio soggiornavano felici, sono stati rapiti nella notte e deportati in un canile lager probabilmente nei dintorni di Benevento.
Riportiamo di seguito la lettera di protesta e di denuncia che una volontaria ha indirizzato al sindaco di Cassino e all’assessore Petrillo, nella speranza che le autorita’ del comune e della regione intervengano…
“Che fine hanno fatto i cani del rifugio di Angela D’Ambrosio? Dove sono stati deportati? In quale canile lager del Sud sono stati ammassati, senza nemmeno preavvertire ASL e famiglia D’Ambrosio?
Le due anziane signore che si occupano da anni dei cani abbandonati nel Comune di Cassino e non solo, che da anni suppliscono alle mancanze dell’amministrazione comunale, questa mattina hanno trovato le porte del rifugio divelte, le catene tagliate con il tronchesino e 50 cani spariti nel nulla. Unici testimoni involontari del fatto, gli operai del vicino depuratore che hanno visto un camioncino caricare in tutta fretta questi poveri animali, la cui unica colpa e’ di essere nati in un comune che non li ha mai tollerati, che non li ha mai sfamati, che non ha mai creato un canile a norma, che non ha mai fatto controlli sul territorio per contrastare il randagismo, che non conosce nemmeno le piu’ elementari norme vigenti in materia di tutela animale.
Autorita’ presenti presunte Carabinieri e addetti del Comune e l’ASL, come mai non e’ stata chiamata ad assistere alla deportazione di massa? Forse avrebbe intralciato questa orribile pratica? Sono stati chiamati solo nane e ballerini, pronti ad annuire, perche’ i cani randagi a Cassino sono un problema.
Nessuna comunicazione scritta alle due anziane persone che da anni si occupano di questi cani, che si battono senza ricevere ascolto dal Comune affinche’ venga costruita una struttura idonea, affinche’ vengano corrisposti dei pasti come succede in tutti i canili della civile Italia.
Siamo indignate per quello che è successo. Siamo profondamente avvilite perche’ da circa tre anni utilizziamo il nostro tempo libero, le nostre risorse, le nostre macchine, i nostri soldi per dare una speranza di vita migliore a questi cani. In tre anni (dati alla mano, basta verificare le banche dati dell’ASL di Cassino e Pontecorvo) abbiamo ridato dignita’, curato, salvato da morte sicura e dato una famiglia vera a piu’ di 300 cani tutti provenienti da questo rifugio, tutti trovati sul territorio, tutti figli di una sottocultura che non sterilizza le femmine e abbandona in strada o nei cassonetti i cuccioli non desiderati. Abbiamo viaggiato di notte in estate per non fare soffrire loro il caldo, ci siamo alzate all’alba per fare le staffette fino a Milano, abbiamo caricato le nostre macchine di croccantini e scatole di cibo raccolto con le raccolte alimentari, abbiamo fatto notte per mettere gli annunci e gli appelli in rete, tutto il mondo del volontariato nazionale conosce la situazione di questo canile, abbiamo aperto un sito internet, abbiamo lanciato al mondo un grido di dolore e grazie a tutto questo tanti cani, di cui possiamo portare foto e testimonianze, ora vivono una vita serena in una citta’ del nord, amati e rispettati come si meritano.
Dopo tutto questo impegno profuso, veniamo a sapere che quei poveri 50 cani rimasti che aspettavano nel limbo di essere “traghettati” a vita migliore, ora hanno un muro e un box, sbattuti senza alcun inserimento in qualche canile si dice in provincia di Benevento, in attesa di morire, di marcire di finire la loro esistenza, lontano dagli occhi di chi puo’ raccontare.
Noi ora pretendiamo delle risposte, vogliamo vedere il provvedimento con cui il sindaco ha “ordinato” questa deportazione carbonara, vogliamo sapere che fine hanno fatto, chi si occuperà di loro, se mai vedranno la luce e se mai ci sara’ qualcuno che penserà alla loro adozione.
Il mondo del volontariato laziale è pronto per una grande manifestazione contro chi ha ordinato tale mattanza.”
Purtroppo questo non e’ il primo ne’ sara’ l’ultimo di episodi del genere; si puo’ fare qualcosa? Innanzitutto pensiamo sia importante, anzi necessario, far circolare la notizia, parlarne e farne parlare, fare rumore e contribuire a rendere note tutte quelle situazioni che, come questa, restano totalmente ignorate, perche’ riprecipitano nell’oblio prima ancora che sia data alla gente la possibilita’ di conoscerle.
(G.M.)