Quando si fa una descrizione del gatto se ne dicono tante, ma soprattutto che si tratta di un animale molto indipendente. Ci sono spiegazioni scientifiche alla base di questo comportamento che tanto lo differenzia dal suo amico cane.
“Siete come cane e gatto!” è un modo di dire che sottolinea la grande differenza che corre tra queste due tipologie di animali: ma cosa rende cani e gatto così diversi? Ovviamente la loro natura: i cani hanno sempre vissuto in branco, sottostando alle regole imposte dal capobranco. Ciò li ha resi animali più socievoli e facili da addomesticare, perché già abituati alla convivenza con altri simili. Invece il comportamento del gatto deriva dalla sua natura solitaria e autonoma, in quanto è sempre stato un predatore abituato a procacciarsi da solo il cibo per sé e i suoi cuccioli.
L’indipendenza del gatto è quindi una caratteristica intrinseca, data dalla sua storia e non, come in tanti pensano, dal fatto che sia un animale egoista ed opportunista. È vero che i gatti possono stare soli diverse ore senza sentire la mancanza di qualcuno, ma è pur vero che provano empatia verso i loro proprietari e apprezzano i momenti di coccole e carezze che ricevono.
Uno studio dimostra l’indipendenza dei gatti
Alcuni scienziati dell’Università di Lincoln hanno effettuato una ricerca per verificare se effettivamente i gatti sono indifferenti alla presenza o meno del loro proprietario. L’esperimento si chiama Ainsworth Strange Situation Test (SST) e viene usato sui bambini e cuccioli di cani per verificare il grado di “attaccamento sicuro” nei confronti dell’adulto umano, analizzando quanto quest’ultimo venga riconosciuto come figura di riferimento in situazioni non familiari o di pericolo.
I gatti sono stati introdotti all’interno di ambienti non familiari insieme al loro proprietario e sono state analizzate le loro reazioni: sia che l’amico umano fosse presente o andasse via, il gatto non dimostrava alcun segno di mancanza o attaccamento.
Quindi la scienza conferma che i gatti sono animali molto indipendenti, ma ciò non significa che non siano capaci di affezionarsi a qualcuno o peggio che siano degli opportunisti. Si tratta solo di due delle tante credenze sul gatto che non hanno alcun fondamento scientifico, ma che ancora oggi circolano su questi amati felici.
Miti e superstizioni da sfatare sul gatto
Ancora oggi si dicono tante cose quando si fa una descrizione di un gatto: alcune dicerie sono totalmente inventate, altre invece hanno un fondamento scientifico. Ecco le principali 3 superstizioni sui gatti:
- Il gatto nero porta sfortuna
Nonostante l’evidente infondatezza di questo pensiero, in tanti ancora inchiodano con la macchina se vedono un gatto nero attraversargli la strada: purtroppo i gatti neri sono vittime inconsapevoli di una maldicenza che è dura a morire, ma che non ha nessun fondamento. - Il gatto ha sette vite
Secondo alcune leggende metropolitane, i gatti possono cadere da grandi altezze senza mai farsi male. In realtà non è proprio così: è vero che i gatti hanno dei cuscinetti nelle zampe che attutiscono il colpo e che in genere atterrano su quattro zampe, ma se cadono da un piano molto alto possono fratturarsi il bacino o addirittura morire. - Il gatto non si affeziona a nessuno
L’ultima credenza sul gatto è in effetti la più realistica, ma è posta nel modo sbagliato. Il gatto è un animale fiero, austero e indipendente, ma nel corso del tempo si è adattato alla vita casalinga ed ha imparato a relazionarsi con gli altri. I gatti di appartamento moderni sono quindi più socievoli dei loro avi e provano sicuramente empatia e affetto per il loro amico umano, anche se non sono così espressivi come possono esserlo i cani.
I gatti ideali per la vita da appartamento
Quali sono le razze che meglio si adattano alla vita in casa con gli umani? Il Certosino, il Ragdoll, il Siamese e il Persiano hanno un carattere più docile e amano la costante compagnia.
Foto: Shutterstock
Approfondimento: Purina One