Sono 750 mila i cani di proprietà maltrattati in vario modo in Italia. Le cifre sono state calcolate dall’Aidaa, incrociando le segnalazioni giunte allo Sportello animali e al Tribunale degli animali della stessa associazione animalista e le proiezioni sulle segnalazioni giunte ad una trentina di associazioni animaliste locali presenti in tutta Italia.
I fattori che hanno portato a questa somma allarmante sono: 300 mila cani tenuti a catena corta o rinchiusi in spazi troppo stretti; 150mila quelli appena più fortunati, non tenuti a catena, ma comunque “prigionieri” di appartamenti troppo stretti, dai quali non possono “evadere” mai, nemmeno per sgranchirsi le zampe. A questi si aggiungono i 50 mila cani costretti ogni anno a ricorrere alle cure veterinarie a causa di maltrattamenti, botte, ferimenti subiti tra le mura domestiche. Infine sono circa 250 mila i cani malnutriti e tenuti in situazioni igienico-sanitarie insoddisfacenti, per non dire penose, o sottoposti a torture quale l’uso del vietatissimo collare elettrico.
Questa una radiografia della situazione in Italia, per non citare le migliaia di cani abbandonati ogni anno, soprattutto a inizio estate.
Sembra però che questi atteggiamenti di gratuita crudeltà non siano distribuiti in modo omogeneo in Italia. Il maggior numero di maltrattamenti si registra al Sud, dove è anche maggiormente concentrato il numero di abbandoni; anche nelle zone rurali del Nord però ci sono molte segnalazioni di maltrattamenti di cani, in particolare per quanto riguarda l’orribile uso del collare elettrico e la loro tenuta in spazi o gabbie troppo piccole.
E i gatti? Anche loro sono vittime di maltrattamenti di vario genere, in numero stimato simile a quelli sui cani. Per i mici i maltrattamenti vanno dalla tenuta in spazi angusti a piccole sevizie o nei casi più estremi alla costrizione alla catena, tortura particolarmente odiosa per i felidi, come recentemente scoperto in provincia di Verona.
«Quello dei maltrattamenti degli animali tra le mura domestiche – dice Lorenzo Croce, presidente nazionale Aidaa – è sicuramente un fenomeno molto diffuso, le cui proporzioni sono più grandi rispetto all’abbandono. I numeri che noi forniamo sono desunti dal lavoro di tre anni dello Sportello animali, ma anche da un lavoro capillare di confronto con le segnalazioni e le denunce pervenute alle associazioni di tutela degli animali che operano localmente in tutte e venti le regioni italiane. La cattiva abitudine di sottoporre gli animali domestici a sevizie o comunque a maltrattamenti dovuti prevalentemente a questioni che poco hanno a che vedere con la natura stessa degli animali è un fenomeno che va seriamente studiato ed affrontato, in quanto non si discosta come mentalità diffusa dall’altro orrendo fenomeno della violenza tra le mura domestiche sui soggetti deboli della famiglia».
Il lavoro scrupoloso dell’Aidaa conferma e sollecita la necessità di misure capillari di controllo e di prevenzione. Prevenzione significa sempre più campagne di sensibilizzazione, programmi di educazione al rispetto degli animali nelle scuole primarie, nonché il riconoscimento giuridico degli animali come soggetti di diritti, così come previsto dal codice proposto dal Sottosegretario Francesca Martini. (G.M.)