Perchè a volte si tende a prendere con se un animale domestico, per “sostituire” l’affetto di un figlio?

Ce lo spiega la Dott.ssa Simona Campli, psicologa  dell’Associazione Fuori dallo Studio

Wittgenstein scrive che “E’ difficile amare così disinteressatamente da sostenere l’amore senza volerne essere sostenuti”.

L’amore è una delle sensazioni più forti che si possano sperimentare e a volte questo si trasforma in necessità racchiudendo al suo interno molti bisogni: accudire, sentirsi importanti, il bisogno di condivisione, di scacciare il senso di solitudine, il volersi rispecchiare nell’altro. Gli animali domenstici, cani o gatti che siano, sono spesso in grado di dare molto senza chiedere nulla in cambio e  sicuramente avere un animale a casa cambia la vita in positivo.

Esistono molti diversi motivi per decidere di avere un figlio, indubbiamente lo stesso vale per la decisione di accogliere un un cane o un gatto nella propria casa. Quindi, stando attenti a non cadere nell’eccessiva generalizzazione, possiamo comunque dire che uno dei motivi può essere un progetto di famiglia non realizzato.

Affrontare l’assenza di un nucleo familiare, magari desiderato, può essere difficile per la persona, che quindi può scegliere di rifugiarsi in un affetto sostitutivo. Da questo affetto inizialmente sostitutivo può nascere una situazione di accettazione e serenità, in cui si riconosce la peculiarità del rapporto affettivo con l’animale domestico, come può anche crearsi una situazione più rigida di dipendenza affettiva che comporta dei rischi per l’equilibrio emotivo della persona.

Ognuno di noi si costruisce degli autoinganni percettivi, dei modi di vedere il mondo che ci circonda, corrispondenti ai nostri bisogni e desideri.
La cosa importante è che questi autoinganni si rivelino nel tempo funzionali al nostro adattamento e al nostro equilibrio emotivo e non nocivi.