Pessime notizie per il mare e la sua fauna: una ricerca condotta da un’equipe di scienziati della Stanford University della California ha lanciato l’allarme per la futura scomparsa delle barriere coralline, che ospitano la maggiore biodiversità marina.
Lo studio pone di fronte all’opinione pubblica scenari catastrofici nel medio periodo: già nel 2100 queste meravigliose e insostituibili formazioni non esisteranno più.
La colpa è del CO2, l‘anidride carbonica in eccesso derivata dalle attività umane, che rendendo gli oceani più acidi impedirà ai coralli di produrre nuovi esoscheletri calcarei.
I nostri nipoti, se serie politiche ambientali non verranno messe in atto nell’immediato, non conosceranno forse mai queste meraviglie della natura, che attualmente sono 9.000.
Il punto di non ritorno, stando ai risultati della ricerca presentati dallo scienziato Jacob Silvermann, è stato quasi raggiunto.
Dovremmo quindi rassegnarci alla sparizione di innumerevoli specie di pesci e degli spettacolari paesaggi sottomarini?
Una speranza forse c’è: sono molte le barriere coralline che ospitano alghe non ancora conosciute, che potrebbero proteggere con la propria azione il corallo, ristabilendo una corretta acidità dell’acqua almeno nelle vicinanze.
A questa sconvolgente notizia si aggiungono altre stime che ci riportano una possibile estinzione della metà delle specie di pesci entro 40 anni.
Anche questo è un non certo meritorio risultato dell’attività umana: la pesca indiscriminata e l’inquinamento dovuto a industrie e scorretto smaltimento dei rifiuti la causa principale di questo apocalittico scenario.
Di fronte a queste notizie, come amanti degli animali e della natura, non possiamo che invocare al più presto soluzioni reali ed efficaci per scongiurare un futuro che non vogliamo!