Ormai fuori pericolo d’estinzione, almeno temporaneamente, le balenottere azzurre stanno affinando la voce e componendo nuove canzoni più adatte ad attrarre le femmine, scegliendo toni caldi e bassi alla Michel Bublè o alla Elvis, per intenderci.
L’ipotesi è di un team di ricercatori statunitensi, che ha osservato dagli anni ’60 a oggi uno spostamento nelle frequenze del canto di questi cetacei verso toni più bassi fino al 30 per cento. L’aumento della popolazione di «balenoptera musculus», famosa per essere l’animale più grande del pianeta, fa pensare che questi animali stiano preferendo suoni più bassi, quindi sessualmente più attraenti, rispetto a canti di ampiezza maggiore che possono quindi essere sentiti a maggiore distanza. I ricercatori che hanno studiato e confrontato i suoni dagli anni 60 a oggi hanno notato che in tutte le tipologie di canto delle balenottere c’è stato uno spostamento verso frequenze basse, maggiore per gli esemplari del Pacifico e minore per quelli dell’oceano Indiano. Secondo gli studiosi sarebbero da escludere altre cause come l’aumento del rumore dovuto alle navi o gli effetti del riscaldamento globale sull’acidità dell’acqua.
L’ipotesi romantica non convince Fabrizio Borsani, ricercatore dell’Icram ed esperto dei canti delle balene. L’esperto dubita su quanto affermato dallo studio, che tra l’altro coprirebbe solo una piccola parte della vita delle balene: secondo Borsani l’ipotesi più plausibile è che con la fine della caccia ci siano esemplari più grandi di questi cetacei, che producono quindi suoni più bassi in virtù della cassa toracicà.
Ma a noi, con San Valentino ormai alle porte, piace credere che il canto suadente dei balenotteri sia un modo carino di corteggiare la propria compagna