Ci voleva Obama per fare scoprire al mondo quello che impara in poche ore chi visita Istanbul: nella megalopoli sul Bosforo I gatti vengono trattati alla stregua degli esseri umani, con punte di civiltà da fare impallidire anche la più moderna delle metropoli occidentali.
La gattomania degli abitanti di Istanbul è salita alla ribalta durante la visita del presidente americano Obama alla Basilica di Santa Sofia, quando il numero uno della Casa Bianca vide un bel micione passeggiare indisturbato per navate e gallerie millenarie, sotto l’occhio divertito, ma non sorpreso del premier Recep Tayyip Erdogan. Nel solo monumento bizantino infatti pare abiti una colonia di circa 20 felini. Sta di fatto che da quel momento il gatto è stato eletto a simbolo della città da tutti gli stranieri, davanti allo stupore dei turchi. E dal quel momento si è cominciato ad accorgersi che i mici a Istanbul sono ovunque, persino nelle vetrine dei gioiellieri al Gran Bazar.
Così qualcuno ha pensato di trasformare la passione per i gatti in un vero e proprio brand. Come gli organizzatori del campionato mondiale di basket, che si sta svolgendo a Istanbul, e che hanno scelto come mascotte l’immagine di un bel gattone chiamato Bascat.
In realtà in Turchia l’amore per i felini trova radici nella notte dei tempi e secondo alcuni avrebbe anche una motivazione religiosa. L’Islam predica l’amore e il rispetto per gli animali e sembra in particolare che il Profeta Maometto fosse un gattofilo da competizione.
Sarà per questo che i cortili delle principali moschee della città sono territorio incontrastato di questi simpatici amici e quatto zampe, che vivono dignitosamente grazie alla proverbiale generosità dei turchi, che non solo li ricoprono di cibo, ma addirittura li aiutano a partorire e si occupano della loro igiene. Motivo questo per cui i gatti che si vedono in giro a Istanbul sono quasi sempre ben educati, per nulla selvatici, abituati al contatto con l’uomo e anche straordinariamente puliti.
In alcuni quartieri poi la cura dei mici diventa un fenomeno di organizzazione sociale, anche per supllire alla scarsità dei fondi per gli animali randagi con cui devono fare i conti le varie municipalità. Ne sa qualcosa il quartiere di Nisantasi, dove nel centro dei giardini ci sono una serie di casette che servono da alloggio per gli amici a quattro zampe. Nel recinto possono entrare solo i membri di una ong del quartiere, che coordina le donazioni degli abitanti, l’aspetto igienico delle casette, le condizioni di salute dei mici ed eventuali adozioni dei più piccoli.
Un rapporto quasi simbiotico, che per il presidente Obama e il resto del mondo è straordinario. E che per i turchi rientra nella normalità.