Una vera e propria mattanza di cani randagi, con almeno 7.000 cani uccisi avvelenati con le polpette oppure raccolti e uccisi a fucilate. Non siamo in un paese del terzo mondo, siamo in Italia e precisamente nelle regioni di Abruzzo, Lazio, Puglia, Campania, Sicilia e Basilicata.
Sono centinaia le segnalazioni arrivate da inizio anno (e verificate una a una) che parlano di vere e proprie mattanze di cani randagi uccisi con i bocconi avvelenati. Mentre dalla Basilicata e dalla Puglia sono giunte segnalazioni verificate per le quali AIDAA sta procedendo penalmente relative a cani raccolti da accalappiacani pubblici che anziché essere portati in canile, vengono portati in zone disabitate o discariche ed uccisi a fucilate. La presenza dei cani randagi che vivono allo stato brado in quelle regioni è particolarmente alta e molto spesso i cani in piccoli branchi scendono anche in paese alla ricerca di cibo, da qui la cattura o la diffusione di bocconi avvelenati. Molto spesso i cani vengono uccisi con le polpette di carne contenti la stricnina, una sostanza che provoca la morte lenta dopo una lunga e dolorosa agonia per avvelenamento.
AIDAA continua a raccogliere le segnalazioni all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. E alla riapertura degli uffici giudiziari invierà un dossier alle procure delle repubblica interessate. “Non passa giorno senza che arrivino segnalazioni di mattanze di cani randagi nel sud Italia- ci dice Lorenzo Croce presidente nazionale AIDAA- è una questione che deve essere risolta, sia sotto il profilo penale, con la denuncia di coloro che uccidono i cani sia come esecutori materiali che come mandanti e complici silenziosi, e tra questi annoveriamo decine di sindaci e comandanti delle polizie locali che tacciono e non fermano questa mattanza pur sapendo che l’avvelenamento e l’uccisione dei cani è un reato penale. Ma occorre anche- conclude Croce- avere il coraggio di dire ad alta voce che occorrono i fondi per una seria campagna di sterilizzazione e occorre che i canili si impegnino a favorire le adozioni consapevoli, che rappresentano l’unica via di uscita legale per affrontare e risolvere il problema del randagismo”.