300mila cani tenuti a catena corta, 250mila malnutriti, 150mila non tenuti a catena ma in spazi troppo ristretti, 50 mila malmenati: questa la triste radiografia italiana delle condizioni di vita dei nosti cani. A ciò si aggiungano i dati diffusi dall’Aidaa secondi cui sarebbero almeno 25mila i cani, tra randagi e di proprietà, ad essere uccisi, oltre ai 5mila che ogni anno rimangono vittime di incidenti di caccia, secondo i dati Federcaccia.
Diverse centinaia, secondo l’Associazione, sono i cani uccisi durante presunte battute di caccia ai randagi che avverrebbero con il tacito consenso delle amministrazioni locali. Ciò avviene soprattutto in alcune regioni del Sud (Calabria, Sicilia, Puglia e Lazio) ma il fenomeno sarebbe ben più vasto rispetto ai numeri denunciati. Altre migliaia, sempre al sud, sarebbero quelli uccisi nei canili gestiti dalla malavita (secondo l’associazione sono almeno 200), che intasca denaro dagli enti locali per mantenere cani che in realtà sono stati soppressi. I dati sono stati raccolti tra settembre 2008 e agosto 2009 e “vanno a sommarsi – dice Lorenzo Croce, presidente nazionale di Aidaa – agli oltre 750mila cani maltrattati e tenuti in condizioni di vita inadeguata”.
Non mancano comunque episodi di abbattimento di gruppi di cani randagi anche al Nord (Lombardia, Veneto e Piemonte) dove il metodo preferito è quello dell’avvelenamento che provoca agli animali una morte lenta ed atroce.
La lista poi continua con il capitolo dei cani abbattuti direttamente dai proprietari perchè anziani e, sottolinea Aidaa, senza eutanasia: sono circa 4 mila i casi citati dall’associazione a cui si sommano gli episodi di vero e proprio sadismo. Inoltre, riferisce l’Aidaa, almeno 800 cani sono morti perchè travolti dalle automobili e dai camion sulle strade ed autostrade italiane nel corso dell’estate 2009 in quanto abbandonati dai loro proprietari. Tre le regioni che vantano questo triste primato: Veneto, Lazio e Puglia. (A.B.)