Quando la norma verrà approvata chiamarli animali suonerà quasi come un insulto. Perché nel disegno di legge sulla tutela e la prevenzione del maltrattamento di cani e gatti, i compagni quadrupedi dell’ uomo acquisiscono un riconoscimento ufficiale, invocato con sempre maggiore determinazione dai bioeticisti. Diventano, cioè, «esseri senzienti» a pieno titolo. Portatori di diritti, soggetti meritevoli di rispetto e benessere. Del nuovo status sociale godranno i cani padronali quanto i randagi. I ricoveri per trovatelli, infatti, dovranno rispondere a requisiti minimi di qualità, come avviene per i posti letto negli ospedali degli uomini. Una sorta di «Lea» (livelli essenziali di assistenza) per cani. Non più tozzi di pane secco e scodella d’ acqua o, ancora peggio, cibo avariato. Situazioni molto frequenti, specie al Centro Sud. Non sarà possibile invece introdurre la mutua per i cittadini meno abbienti che per reddito non possono permettersi il mantenimento di un Fido o un Fufi. Prospettare l’ ipotesi in un momento in cui la Sanità pubblica è oppressa dai debiti sarebbe stato un azzardo. Il testo è ormai pronto e verrà presentato forse già nel prossimo Consiglio dei ministri.
Un vero e proprio codice, 49 articoli più allegati su come e quanto grandi devono essere le gabbie nei canili, che riordina l’ intera materia, unificando e armonizzando, tra l’ altro, tutte le ordinanze emanate a più riprese per intervenire con rapidità e tamponare un’ emergenza. «L’ Italia entro i prossimi cinque anni diventerà il Paese più avanzato d’ Europa nel settore», prevede il sottosegretario Francesca Martini che durante le ferie ha portato avanti il lavoro avviato negli ultimi mesi con la collaborazione di tutte le parti interessate: parlamentari di destra e sinistra, animalisti, veterinari, volontariato, enti locali. L’ obiettivo, dice il sottosegretario è «una rivoluzione culturale. Più la coscienza del rispetto crescerà, più chi maltratta, abbandona e viola le regole verrà considerato un individuo di basso profilo. Si fa largo il concetto di censura sociale». Al «Codice per la tutela di animali da affezione e la prevenzione e controllo del randagismo» seguirà un provvedimento specifico per gli equini incentrato sul diritto ad un’ eutanasia giusta, fondata su protocolli rigorosi. Si pensa anche al divieto di macellazione delle carni.
Obbligo del microchip sui cani e di anagrafi canine che permettano la completa rintracciabilità dell’ iscritto. I randagi vanno raccolti, curati, ricoverati in strutture realizzate secondo standard di qualità e registrati sotto responsabilità dei sindaci. Divieto di usare esche e bocconi avvelenati.
Padroni e veterinari dovranno denunciarne l’ eventuale ritrovamento e ai singoli comuni spetterà la bonifica delle zone infette.
Tra le novità, l’ introduzione dei servizi minimi anche per i randagi. Finora l’ affidamento di cani accalappiati è stato effettuato attraverso gare d’ appalto non specifiche. In passato, riconoscere a una struttura di ricovero un certo numero di rette rimborsate dall’ amministrazione pubblica è stato come assegnare fondi per la fornitura di tubi d’ acciaio. Tutto si pensava tranne che al benessere degli ospiti. Il sistema ora cambia in modo radicale. I Comuni dovranno applicare certi standard di qualità nel bandire le gare. I canili dovranno poter accogliere almeno 200 animali e garantire l’ apertura al pubblico almeno 2 giorni la settimana e per almeno 4 ore al giorno perché sia incentivata l’ adozione. Viene confermata l’ eliminazione della black list dei cani pericolosi, che secondo la Martini non ha basi scientifiche. Spariscono razze buone o cattive, si impone definitivamente il principio secondo cui tutto dipende dal proprietario e dalle sue capacità nel gestire un esemplare impegnativo anche sul piano della forza muscolare. L’ aggressività non dipende dalla razza ma dall’ educazione ricevuta. La responsabilità ricade sui padroni. Chi sceglie un esemplare potenzialmente più problematico dovrà munirsi di un patentino dopo aver frequentato corsi di formazione (il primo parte a Verona a inizio settembre). Restano l’ obbligo di guinzaglio lungo non più di un metro e mezzo nelle aree urbane e luoghi aperti al pubblico.
Diventa legge la buona abitudine di raccogliere gli escrementi. Infine, la disciplina a tutela degli animali attori, di qualunque specie: sui set televisivi e cinematografici dovrà essere assicurata la presenza di un veterinario specializzato, ad esempio un ippiatra se il protagonista è un cavallo. Obbligatorio un certificato di buona salute.
Insomma è stato un 2009 di soddisfazione per gli amici dell’ uomo. Hanno potuto soggiornare in alberghi aperti anche a loro, elencati assieme a ristoranti e spiagge in una guida presentata a giugno dal sottosegretario al Turismo, Maria Vittoria Brambilla. La modifica del regolamento di Trenitalia che escludeva il trasporto di cani, veto che avrebbe inibito la mobilità di 6 milioni di proprietari che avessero voluto spostarsi con convogli Intercity, Espressi ed Eurostar, l’apertura di strutture alberghiere ai turisti a 4 zampe, le campagne contro l’abbandono hanno funzionato.
(Corriere della Sera)
L’etologo Danilo Mainardi esprime alcune perplessità sull’effettiva efficacia del nuovo codice dei diritti degli animali: