Rimasti orfani dei genitori, la teenager Andi e il fratellino Bruce passano da una famiglia affidataria all’altra e ora vivono in una casa assai poco accogliente, sotto la custodia di una coppia avara soprattutto di sentimenti. Nonostante il divieto assoluto da parte dei genitori adottivi a tenere animali in casa, Andi e Bruce hanno un cagnolino di nome Friday, cagnolino esagitato che agisce esclusivamente seguendo il fiuto e lo stomaco. Sfamare l’insaziabile meticcio diventa ogni giorno più rischioso e i due fratelli sono prossimi alla disperazione quando, finalmente, scoprono un luogo perfetto dove sistemarlo.
Esordio nel genere lungometraggio dell’esperto in effetti speciali Thor Freudenthal (già nello staff creativo di Stuart Little e Stuart Little 2), Hotel Bau è una tenera storia di amicizia e fratellanza. Tratto dal libro per ragazzi “Hotel for Dogs” di Lois Duncan, pubblicato nel 1971, il film è la cronaca di un’avventura che ha come protagonisti un gruppo variopinto di randagi portati in salvo da un’affiatata squadra di amici e amanti degli animali. Forse un po’ lento l’inizio, ma è sufficiente un quarto d’ora per entrare nel vivo della trama e soprattutto nel Duke Hotel, che diverrà il rifugio non solo di Friday, ma di un’intera combriccola di randagi della città.
Questa commedia per famiglie scorre leggera e gradevolissima, grazie anche alle eccellenti prestazioni degli attori a quattro zampe capaci di rubare la scena persino al candidato all’Oscar Don Cheadle. Sono le ingegnose invenzioni dell’undicenne Bruce a fornire al regista l’espediente per mettere i cani al centro dell’impianto: seduti sul wc, intorno a una tavola apparecchiata o a bordo di un simulatore di guida, gli animali rappresentano gran parte del divertimento offerto dal film.
A differenza del recente Beverly Hills Chihuahua, l’espressività dei protagonisti pelosi non è opera di un sapiente lavoro di post produzione e la decisione di non farli parlare risulta più efficace in termini di credibilità e coinvolgimento emotivo.
Qualche forzatura nello snodo della trama e il finale un po’ scontato potrebbero indispettire i palati più sofisticati, tuttavia il taglio dell’inquadratura ‘ad altezza bambino’, il tono da favola non lasciano dubbi su quale sia il pubblico cui il film si rivolge. Per i più piccoli il divertimento è assicurato, ma non è escluso che anche i più grandi, se armati di una buona dose di immaginazione e fantasia, riescano a varcare la soglia dell’Hotel Bau e a divertirsi altrettanto. (G. M.)
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